Commento allo Standard
di A. Crepaldi
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COMMENTO STANDARD DEL BOBTAIL di Antonio Crepaldi
(giudice e autore di un libro sul bobtail)
Old English Sheepdog
Antico cane da pastore inglese
Aspetto generale
I tratti salienti del Bobtail indicanti la tipicità fondamentale soprattutto si manifestano nella geometria della composizione somatica. Il Bobtail, infatti, esalta il proprio tipo entro una geometria somatica retta. La prevalente linearità in cui rientra la figura del Bobtail è basilare nella determinazione della geometria complessivamente conclusiva dell’aspetto generale, in quanto è tanto efficace nella formulazione di un composto somatico inoltre notevolmente influenzato dal mantello. La morfologia racchiusa nella copertura del mantello, come si nota, ne è esternamente condizionata. L’esaltazione della tipicità del Bobtail, ovviamente, avviene quando l’anatomia sottostante si giova della corretta presenza del pelo, cioè non talmente sovrastante, al punto che si può già intuirla con facilità ancor prima di scoprirla al tatto. La disposizione del mantello, pertanto, segue la strutturazione anatomica aumentandone la dimensione estrema, ma senza modificarne vistosamente il contenuto. Il mantello che contorna correttamente l’anatomia, d’altronde, fa rilevare sovrastanti le linearità della geometria sottostante. L’aspetto generale del Bobtail, dunque, geometricamente, con parimenti fondamenta nella tipicità, si presenta quadrato e volumetrico. Una composizione geometrica del genere riempie dappertutto la figura, sia vista bidimensionale, sia vista tridimensionale. Il Bobtail, per questo, diventa completamente uniforme, tanto nell’insieme, quanto nei singoli blocchi strutturali. L’insieme, difatti, è uniformato dalla molteplice composizione altrettanto uniforme del blocco anteriore (testa, collo, arti toracici e parte pettorale del torace), nonché del blocco centrale (tratto del tronco sospeso tra gli arti) e del blocco posteriore (groppa ed arti pelvici). La geometria meglio ravvisabile, tuttavia, è applicata a due componenti di pari valore morfologico: ovviamente testa e costruzione. La geometria della testa si conforma alle medesime linearità composte nella costruzione, allo scopo di equilibrare le quadrature e le volumetrie dell’insieme, che sono identificabili proprio nell’aspetto generale della figura somatica complessivamente conclusiva. La visione dell’insieme del Bobtail, dunque, evidenzia una duplice componentistica quale immediata constatazione della tipicità. Appena osservato il Bobtail, difatti, istantaneamente si nota la geometria somatica e la copertura (del mantello). La componente geometrica si distingue in base alle due grandi regioni somatiche dell’aspetto generale e alla posizione di veduta. Nella costruzione, la quadratura si presenta soltanto vista di lato, mentre la volumetria risalta maggiormente se vista da altri punti di osservazione più particolareggiati (quello fronto-laterale e quello retro-laterale). La testa consente le medesime constatazioni geometriche della costruzione nelle stesse posizioni; altresì offre ancora possibili vedute (frontale, posteriore e superiore), con parimenti formulazione di quadrature. Il sistema geometrico del Bobtail, tra le varie posizioni di veduta, con un determinante processo di configurazione partecipativa alla duplice componentistica della tipicità, differisce se visto superiormente: mentre la testa persiste quadrata, come nelle altre posizioni di veduta, viceversa la costruzione acquisisce una forma più artistica che geometrica. La forma della costruzione del Bobtail vista di sopra non per nulla è identificata nelle fattezze similari alla pera (questo frutto, infatti, assume sembianze di derivazione artistica, piuttosto che da un disegno geometrico). La geometralizzazione del Bobtail, ovviamente, comprende il mantello. Questo componente intrinseco, però, rientra nella determinazione delle quadrature e delle volumetrie differentemente tra la testa e la costruzione. La differenza in questione consiste nella partecipazione del mantello alla fornitura delle linearità mediante l’ostensione della copertura, che estende virtualmente il substrato anatomico della testa, mentre per la costruzione quanto fornito verso gli stessi termini non è contemplato con altrettanta globalità. Significa che quadrati e volumi della testa, pur abbastanza realistici nella relativa morfologia, ai fini della rilevazione conclusiva si riferiscono a punti di repere forniti in via esclusiva dal mantello, per cui è l’influenza della copertura a determinare definitivamente la figura cefalica esteriore. Lo stesso non avviene nella costruzione, dato che i punti di repere biometrici permangono quelli anatomici, per cui il mantello non delimita la quadratura, anche se interviene nella volumetria. Quadrati e volumi anatomici coperti dal mantello corretto, tuttavia, delineano delle situazioni geometriche, come detto, abbastanza corrispondenti nella medesima similitudine tra l’involucro e il contenuto ricoperto. La figura dell’insieme, quindi, è esaltata dal mantello quando corrisponde a modellare il substrato anatomico, replicando esternamente il contenuto della copertura. L’influenza del mantello, perciò, confeziona validamente la tipicità grazie alla coincidenza con la morfologia.
Taglia
La sagomatura del Bobtail mai è dipesa del tutto dall’altezza al garrese. Alcun riscontro sullo sviluppo verticale è stato sottolineato, per cui mai lo si è anteposto ad altri fattori, altresì ritenuti della più grande importanza. La tipicità, la simmetria e il carattere, perfino secondo lo standard, anzi per quanto riportato proprio nel testo ufficiale delle caratteristiche etniche, non vanno sacrificati alla sola taglia. Entrando nella grande importanza dei tre fattori indicati dallo standard non può sfuggire che, a parte il carattere, momentaneamente fuori da un discorso del genere, la simmetria, più che rappresentare un fattore autonomo, è una caratteristica compresa nella tipicità, perciò, come tale, quando va ricercata, risiede in sede di standard. Errore imperdonabile, pertanto, è il sacrificio dei summenzionati fattori più importanti della taglia. Non servirebbe approfondire l’argomento se la questione, invece, affatto è superficiale, come ci si porta a credere. L’essenza stessa della razza, fondata su codesti fattori di grande importanza, sovraccaricandone il valore rispetto alla taglia che, nei limiti, va sempre bene, però, ha ottenuto una sminuita contrapposizione di meriti, via vai sottintesi nel corso delle revisioni dello standard, pur non apertamente sottolineati, quasi a non voler confondere quanto va confermato. Resta indubbio, difatti, che la tipicità sancita dai fattori indipendenti dalla taglia conserva l’essenza della razza, specie nel Bobtail, dove l’altezza al garrese non ha storicamente influito sulla mansione di cane da pastore (lavoravano parimenti, funzionando isolatamente nel proprio contesto ambientale, rispettivamente in altitudine ed in pianura, Bobtail molto piccoli e Bobtail molto grandi). Lo standard non insistendo sulla penalizzazione dell’altezza comporta che un maschio di 60 cm e una femmina di 55 cm, invece, siano penalizzati soltanto se non dotati di tipicità, simmetria e carattere. Un Bobtail opportunamente prezioso per i tre fattori dall’importanza più grande della taglia, infatti, pur al di sotto del limite minimo, piuttosto che penalizzato di per sé, perde valore solo se messo a confronto con un soggetto altrettanto dotato e più alto. La tipicità, la simmetria e il carattere, difatti, se non vanno sacrificati alla sola taglia, equivalgono nell’applicazione, tanto per le altezze maggiori, quanto per quelle minori. Si sa, inoltre, come le taglie inferiori siano avvantaggiate nel presentare almeno uno di questi tre fattori (la simmetria), per cui sotto tale punto di vista sono favorite rispetto alle taglie superiori. Nessun dubbio, invece, a parità di percentuale in dotazione di tutti i tre fattori di grande importanza, tra un Bobtail al di sotto dell’altezza minima ed uno ben più alto, in tal caso quest’ultimo alquanto avvantaggiato, poiché l’effetto della tipicità è meglio evidente nei particolari, la simmetria è meglio composta tra le regioni somatiche e il carattere è garante della mancanza di apatia. Resta comunque, quale ultima analisi, la constatazione che la digressione anche dal punto dell’altezza minima è da considerare difetto e, come per tutti gli altri difetti, cui lo standard, alla pari di ogni altro standard di qualsivoglia razza, applica codesta forma di valutazione, la gravità è direttamente proporzionale al grado di deviazione. Ciò comporta che la presenza dei tre fattori di grande importanza riduce la gravità dell’altezza difettosa, per cui perfino la penalizzazione neppure si applica. Il concetto della taglia, però, non dipende soltanto dall’altezza al garrese, in quanto nel Bobtail, in fin dei conti, ciò che più interessa è la dimensione, che è conformata dalla mole, alla quale partecipa il peso. L’aspetto ponderale, tuttavia, assume più un apporto accessorio che un dato intrigante di conformazione. La partecipazione del peso nel definire la mole, infatti, si addossa all’altezza al garrese e alle altre misure biometriche riempiendole di conseguenza.
Tipicità — Simmetria — Carattere
I tre fattori di grande importanza, dunque, come già detto, fanno sì che, nei limiti, la taglia va sempre bene. Il carattere quale uno dei tre fattori della più grande importanza, peraltro, serve proprio a limitare che la taglia raggiunga una mole apatica, che è ripercuotibile sulla passività funzionale. Un Bobtail passivo non potendo manifestarsi in funzionalità dinamica perde in tipicità. Non del tutto estraneo al tipo, ebbene, è il carattere sotto questo punto di vista, pur restandone al di fuori, poiché il riscontro morfologico del caso si manifesta solo tramite una derivazione, per quanto sia correlata. Diverso, invece, è il riscontro della simmetria entro il tipo. Molto meno del carattere, difatti, la simmetria si dimostra autonoma, date le circostanze con cui rientra nella tipicità, in virtù di derivare dalle parti fisiche unite tra loro. Difficile, indubbiamente, risulta far passare l’aspetto simmetrico dal di fuori del tipo, visto che il connubio tra le parti somatiche rappresenta la serie più eloquente degli elementi biometrici interdipendenti. Il dato di fatto, però, è che la composizione tra le parti somatiche del Bobtail risulta tipica se, al contrario di quanto si richiede letteralmente in merito, è asimmetrica, poiché l’aspetto tridimensionale della razza fa sfoggio sulla difformità volumetrica della costruzione in modo alquanto evidente tra l’anteriore e il posteriore. La simmetria del Bobtail, quindi, consiste nelle proporzioni in percentuale intercorrenti tra le differenti parti somatiche. Avere una composizione morfologica asimmetrica tale da proporzionare in percentuale il complesso architettonico, fino a manifestarlo virtualmente simmetrico, è l’impresa tra le più ardite e ricercate nell’allevamento del Bobtail. La simmetria in questa razza, infatti, si ottiene quando l’assetto strutturale presenta un assieme privo dei dislivelli, al contrario insiti solo in una costruzione difettosa. Un aspetto asimmetrico come quello del Bobtail, altresì, è correttamente unito proprio grazie alle proporzioni pian piano degradanti in percentuale, in modo da formare una sagomatura ben delineata, per cui, dalle virtù intrinseche, acquista una simmetria particolareggiata negli effetti somatici di confronto fra le diverse regioni morfologiche. Il discorso sulla tipicità, infine, non può dirsi del tutto completato senza constatare che è proprio la simmetria composta dall’assieme asimmetrico a rendere spettacolare la sagomatura del Bobtail. Il tipo del Bobtail, conseguentemente, dipende da un complicato sistema biometrico, dove le sagomate differenze geometriche offrono un assieme scenografico tanto più tipico, quanto più l’effetto asimmetrico, pur ben evidente, diventa completamente simmetrico nell’effetto visivo. La scenografia statuaria, nel caso del Bobtail, perciò, nonostante sia spettacolare da confonderla fine a sé stessa, racchiude la serie degli elementi basilari della tipicità offerti nella definitiva sagomatura implicata ad evidenziare esternamente il substrato anatomico funzionale.
TESTA
Affatto è allungata e pur dimostra di essere corta. La testa del Bobtail, difatti, altro non è che grande e voluminosa. Non si tratta per niente di una testa allungata, perché il rapporto del 40 % con l’altezza al garrese, casomai, la implica cinognosticamente di normale lunghezza. Lunga non lo è neppure per tipologia, dato che, essendo mesocefala, si presenta mediamente proporzionata tra il diametro longitudinale e quello trasversale. Nemmeno dimostra di essere corta, poiché la mesocefalia, essendo la tipologia biometricamente meglio equilibrata, in quanto intermedia, non induce ad un effetto del genere, così come non induce all’effetto opposto. La possibilità del muso più corto, rispetto al cranio, fa perdere la massima propensione alla testa grande, ma ci guadagna l’aspetto volumetrico ancora meglio proporzionato nella figura geometrica, in fondo senza rimetterci molto in dimensione. La testa più corta, anche se per via del muso inferiore al cranio, difatti, ottiene il diametro longitudinale, seppur appena, più prossimo a quello trasversale, per cui la figura geometrica dell’intera regione cefalica si presenta meglio cubica, soprattutto nello strato esterno confezionato dal pelo di copertura, ma pure nel substrato anatomico, dove l’assetto craniometrico risulta più compatto. L’assieme della testa grande e voluminoso, ovviamente, non può oltrepassare il rapporto biometrico mesocefalo, altrimenti il tutto si altera. La tipologia mesocefala, difatti, garantisce le giuste proporzioni, affinché la testa del Bobtail sia grande e voluminosa nella dovuta dimensione. Se allarga troppo, difatti, pur ingrandendo di più ed aumentando di volume, si sproporziona, elargendo una figura cubica impari. La tipicità perderebbe l’effetto tridimensionale propizio e la funzionalità ne risentirebbe nella dosatura dell’equilibrio.
MUSO
La lunghezza della regione facciale, dunque, partecipa ai principi della tipicità e della funzionalità. Quale sia il limite di raccorciamento del muso è presto detto. Stante la moderna cinognostica che, al contrario di quella classica, non fissa più la mesocefalia al centro esatto delle variazioni (l’indice cefalico totale era identificato solamente nel numero di 50, corrispondente alla testa larga la metà della propria lunghezza totale, per cui con cranio e muso perfettamente uguali), ma ha ricavato un’escursione, scientificamente convalidata dalla tipologia pressoché immutabile, variante da 46 a 55, ecco che esiste un margine entro il quale la testa persiste tipica. Il raccorciamento del muso, quindi, dispone di spazio in più (sarebbe meglio dire: in meno), prima della trasformazione in vero e proprio ipertipo. La tipicità, oltretutto, resta inalterata dalla dimensione complessiva della testa pur sempre grande e voluminosa più che a sufficienza. Il limite del muso corto, d’altronde, è sentenziato da quella configurazione geometrica dell’intera testa che ne fa recepire una forma ancora più o meno entro un quadrato. L’accettazione del muso limitatamente corto, tra l’altro, dipende prevalentemente da quel pizzico di tipicità accentuata, concessa dalla testa risultante più compatta, che tanto dona all’effetto quadrato e cubico, grazie al rapporto rivolto ad evidenziare un poco di più la larghezza e un poco di meno la lunghezza.
TARTUFO
Rappresenta un segmento somatico che nel Bobtail assume talmente tanta importanza, al punto da meritare la massima attenzione. Il tartufo, difatti, si presenta indispensabile a formulare le caratteristiche di tipicità e di funzionalità, con un bagaglio di pregi etnici mai così necessari in altre razze. Stante l’importanza rivestita, ecco che questo segmento facciale non può essere recepito come un accessorio, bensì dona un apporto tipico e funzionale alquanto significativo, ponendosi come la spia della correttezza del muso e, conseguentemente, dell’intera testa. Si tratta, peraltro, dell’unico punto morfologico della testa completamente visibile, nonostante il mantello. Lungi dal considerare irrilevante il tartufo nel Bobtail, dunque, si afferma che, voluminoso e quadrato, garantisce la tipicità, fatta salva dalla corrispondente quadratura e sostanza del muso, nonché dalla voluminosità dell’intera testa. Ospitato in un siffatto contesto geometrico ed anatomico, il tartufo largo, grande e grosso manifesta la canna nasale altrettanto sviluppata. La funzionalità respiratoria, pertanto, si presta sempre efficiente, pure nel muso più corto del cranio, quando il sistema aerobico del Bobtail, perdendo un poco di spazio longitudinale della regione facciale, può usufruire della canna nasale sviluppata anche negli altri due diametri tridimensionali, quanto il tartufo tipicamente ampio ed imponente.
DENTATURA
La tipicità non va posticipata a nessun problema di dentatura (come a nessun’altro problema di sorta, se non incide direttamente sul tipo stesso, ma neanche a nessun pregio di caratteristiche cosmetiche o simili), ovviamente tranne nei casi più gravi (enognatismo, in ogni caso; prognatismo accentuato, tale da deturpare l’aspetto esteriore del muso, anche perché modifica una considerevole parte del tipo; assenza di un numero eccessivo di denti, ma da valutarsi in rapporto al valore tipico del singolo soggetto e alla diffusione nella popolazione, a discrezione del giudice). La dentatura, pertanto, non può incidere più di tanto sul fattore positivo di una testa tipica nell’assieme.
CRANIO
Mai alcun dubbio ha pervaso la conoscenza tecnica che la regione cranica del Bobtail assurge tipica e funzionale se ampia. Quale sia l’ampiezza adeguata dipende dalla tipicità connessa alla forma quadrata. Il cranio piuttosto quadrato del Bobtail altro non è che quadrato e basta, perché può essere solo tanto largo quanto lungo. Piuttosto quadrato, tutt’al più, si può intendere che sia piuttosto largo quanto piuttosto lungo, stando a significare la tipica dimensione ragguardevole. Ciò che conta, però, è la configurazione geometrica predisposta a renderlo cubico sotto l’aspetto tridimensionale. Il punto cruciale del cranio ampio verte sullo strato anatomico presenziato dall’ossatura, piuttosto che dalla muscolatura. Quando è l’ossatura ad occupare prevalentemente la forma quadrata, ecco che il cranio è garantito ampio più che a sufficienza. La tipicità della regione cranica nei pressi della fronte ottiene lo stop ben definito. Significa che la depressione naso-frontale è marcata e soltanto così consente di adeguare la porzione orale del cranio a quella aborale, donando l’asse craniale parallelo all’asse facciale. Quanto il salto naso-frontale debba marcarsi è dipendente dalla distanza assunta tra un asse e l’altro, agli effetti del maggior equilibrio somatico tra le due sottoregioni della testa. La distanza degli assi cranio-facciali favorisce la tipicità quando la fronte si sopraeleva, rispetto al profilo superiore del muso, in misura tale da parificare alla piattaforma sovrastante della scatola cerebrale anche le facce delle sue pareti laterali, altrettanto quadrate, affinché la regione cranica acquisti la forma cubica. Proprio il cubo cranico sentenzia lo stop ben definito e la distanza degli assi, in quanto, pressappoco raddoppiando il volume facciale, raggiunge una sopraelevazione della fronte piuttosto evidente.
OCCHI
L’incidenza del fattore oculare nel tipo del Bobtail ha una percentuale relativamente ridotta, perché il mantello, dal ben più notevole impatto tipologico, ne attenua la presenza. Si verifica, pertanto, che eventuali pregi degli occhi, nell’assieme della testa presentata esternamente, di primo acchito neppure dimostrano quanto e se valgono. Non sono, difatti, quel valore aggiunto immediatamente recepito, ad esempio come si dimostra il tartufo. Questo, senz’altro, è un motivo in più per eludere le loro caratteristiche, ma ingiustificato, perlomeno secondo quanto comportano nella composizione morfologica dell’intera testa. Lo standard, appunto, anche se non del tutto a torto, ha giocato sulla secondaria importanza rivestita dagli occhi di primo acchito, per omettere tutte le loro caratteristiche, tranne il colore dell’iride, finché dalla penultima edizione ha aggiunto un particolare che, comunque, per quanto elementare, offre quel minimo necessario a convergere su quanto già l’architettura craniometrica lascia intendere. Gli occhi disposti ben distanziati, difatti, dipendono dalla grande dimensione della testa. Connessi alla craniometria mesocefala, però, non si dividono troppo, in quanto il cranio non raggiunge una larghezza tale da situarli trasversalmente distanti. Quanto siano distanti, ad un certo punto, non interessa molto, poiché serve soltanto la loro corrispondenza alla dimensione della testa. L’importante è che gli occhi, per gli elementi forniti nell’ambito della testa voluminosa, siano grandi. Non si può, indubbiamente, prescindere dal fatto che la testa grande abbia gli occhi corrispondenti se ben aperti.
ORECCHIE
I padiglioni auricolari piccoli rientrano nella dimensione craniometrica senza modificare la tipica geometria della testa. Essendo ridotte, infatti, le orecchie tendono a scomparire tra il pelo del cranio, in modo che la compattezza della testa non subisce modificanti ed inutili aggiunte superflue. La profusa distribuzione del pelo, peraltro, frammischia quello sulle orecchie a quello abbondante sul cranio. Ciò ne comporta la scomparsa facilitata. Il portamento appiattito ai lati della testa serve proprio a non allargare l’immagine esterna del cranio. L’inserzione pressappoco a livello dell’occhio fa altrettanto per la sommità. La testa, quindi, mantiene la tipicità delle dimensioni geometriche indipendente dalle orecchie. La lunghezza tipica si rivela non tanto misurandola, piuttosto se non altera l’immagine compatta della testa e se non si sposta troppo durante il movimento. Possono essere un poco più lunghe, pertanto, se rispondono ai requisiti anzidetti mediante una cartilagine rigida. Le orecchie, in pratica, quando correttamente presenti, non offrono e non detraggono nulla. Rivelandosi contrarie possono incidere solo maldestramente. Soltanto i padiglioni troppo lunghi, difatti, si fanno notare negativamente, giacché quelli troppo corti non presentano controindicazioni di sorta.
COLLO
La testa pesante del Bobtail, già da fermo, richiede il collo forte per sorreggerla stabilmente nella giusta posizione. Il collo forte è ancor più funzionale durante il movimento, appunto perché, con la testa pesante sottoposta al basculamento, si aggravano ulteriormente le condizioni ausiliarie della regione cervicale. La forza del collo, però, non può prestarsi superiore a quanto occorre per controbilanciare la testa, rendendola apparentemente leggera, anche se non lo fosse. Troppa forza cervicale, infatti, manifesta un collo dalla circonferenza eccessiva che, oltre a far apparire piccola una testa dalle giuste dimensioni, diventa dinamicamente impacciato. Danni tipici e funzionali del genere sono evitati dal collo lungo quanto la testa, che lo garantisce dalla sezione non eccedente la proporzione fra la circonferenza e il diametro longitudinale. La percentuale di forza del collo persa dalle anzidette proporzioni, comunque, è recuperata dalla robustezza aggiunta dall’armoniosa arcuatura, che tanto dona pure alla tipicità. Ecco che l’adeguata toelettatura, intenta ad esaltarlo, deve rendere il collo compartecipe alla fusione con il tronco, tanto quanto non si sproporziona con la testa. Il pelo sul collo, pertanto, va sottoposto ad un processo di toelettatura, eseguita in modo che l’incollatura fuoriesca dalle spalle evidenziando la lunghezza e l’arcuatura, ma senza sminuirlo nell’aspetto di forza.
TRONCO
Tutte le caratteristiche significative vanno messe in risalto, per assecondarne la particolareggiata anatomia. Il particolare del tronco più significativo, anche se non quello più evidente, è la linea superiore situata in ascendenza. Si tratta dell’elemento della costruzione determinante l’andatura caratteristica del Bobtail (ambio). Segue, ad importanza, l’asimmetria tra l’anteriore e il posteriore (altra condizione aggiunta, compartecipante alla dinamica tipica della razza). Non da ultimo il diametro longitudinale corto, che compatta il tronco. Il resto è coadiuvante. Risaltare la linea superiore del tronco significa ampliare enormemente sovrastante il posteriore, a notevole discapito dell’anteriore, con un dislivello talmente evidente che, solo in parte, è attutito dal mantello toelettato in modo da rivolgerlo verso l’avanti. Già l’ascendenza anatomica, comunque, consta di una differenza piuttosto percettibile tra il garrese e il punto più alto del tratto lombo-sacrale. L’ambio, nel Bobtail, appunto, parte dal presupposto che la linea superiore siffatta cambia le condizioni della convergenza gravitazionale verso il baricentro corporeo. Scaricandosi nel punto prestabilito a trattenere costante l’equilibrio, le linee gravitazionali insorgenti dal posteriore, per via che è più alto del garrese, ci arrivano con maggiore celerità e gravosità, causando un accumulo di forza dinamica, discendente dal retro, che mette la costruzione corporea in bilico. Ciò scombussola l’architettura anatomica, che reagisce dinamicamente con altrettanta anomala ma tipica prosecuzione. L’asimmetrica differenza, sempre a favore del posteriore imposto sull’anteriore ben più ridotto, fa sì che l’equilibrio, già reso instabile dalla discesa gravitazionale retrostante in senso verticale, aumenti pure in direzione trasversale. Questo è dovuto alla difficoltà che il posteriore trova nell’adeguarsi all’anteriore, per cui, in locomozione, accentua gli spostamenti laterali allo scopo di stabilizzare il baricentro corporeo, altrimenti sottoposto ad un ulteriore oscillazione, intersecante quella verticale già vertiginosamente sensibile. I principi dell’ambio eseguito dal Bobtail, pertanto, si rifanno agli anzidetti requisiti, che sono le cause principali di un’andatura rivelante la corretta costruzione del Bobtail. Il tronco corto, oltre a rendere l’immagine compatta, che tanto dona alla tipicità, fornisce un supporto logistico agli anzidetti requisiti determinanti l’ambio, giacché, con meno spazio longitudinale, la discesa gravitazionale dal retro giunge prima al baricentro corporeo e il posteriore si sposta da un lato all’altro con un raggio oscillante proporzionatamente più trasversale. L’ambio, che ottiene la correlata ulteriore camminata da orso, appunto non solo per l’andatura di per sé, ma pure per il posteriore oscillante lateralmente, si giova del tronco corto.
ARTI
L’immagine degli arti completata dal pelo dona al Bobtail l’elemento di tipicità meno indifferente, per via che la figura generale è adeguata tra le estremità ed il resto del corpo. Il pelo disposto uniforme attorno agli arti, in effetti, offre volume pure a questi segmenti, ovviamente tra i più ridotti di diametro, affinché corrispondano alle proporzioni generali. Il treno posteriore, dotato di pelo più abbondante che altrove, proprio dal mantello ottiene le peculiarità che lo distinguono entro una figura somatica ben evidente dappertutto. Soltanto il mantello maggiormente profuso rispetto ad altre parti corporee, infatti, può mettere in risalto il posteriore, tra una totale copertura di pelo comunque evidenziante l’intera figura. Se il treno posteriore si presenta particolarmente caratteristico, grazie all’aspetto conclusivo confezionato dal pelo, ma anche perché ben sottolineato dal disegno delle angolature, ecco che gli arti anteriori, al confronto, per quanto l’asimmetria a favore delle regioni retrostanti su quelle antistanti pur sempre debba notarsi, ne sarebbero svantaggiati, qualora fossero privi di altrettanto pelo uniforme attorno ad un’ossatura dei segmenti distali ben consistente. L’ottimo spessore dell’ossatura degli arti anteriori, coperta uniformemente dal pelo, difatti, ne trae giovamento, presentando il segmento libero figurato a colonna perfettamente rotonda. La particolarità dell’effetto a colonna nel tratto al di sotto del gomito, grazie all’uniformità del pelo che, automaticamente, mantiene arrotondato un volume esterno di notevole circonferenza, avvicina il confine tra i due arti anteriori. L’aspetto del tratto distale degli arti toracici, pertanto, si presenta pieno nella compattezza esternata dall’assieme del blocco sotto al petto. Gli arti terminanti nei piedi piccoli e rotondi, oltre che fornire ulteriore robustezza all’intera estremità proprio nel punto anatomico di presa sul terreno, utile a non risentire negativamente dei contatti più aspri, ripercuotibili lungo tutti i segmenti superiori (con grave danno funzionale), consentono al pelo uniforme, grazie alla corrispondente circonferenza delle dita con la sezione dell’avambraccio, di presentarsi nella medesima quantità fino al suolo, favorendo l’immagine compatta persino laddove c’è meno substrato scheletrico, per cui aumenta l’effetto di questi sulla tipicità complessiva.
CODA
L’assenza della coda è diventata un elemento caratterizzante l’immagine tipica del Bobtail, mediante una figura somatica che rende il posteriore ben importante nel presentarsi evidenziato, poiché si dimostra voluminoso anche senza l’intervento di un’appendice. L’obbligata formulazione dello standard vigente, contemplante anche la possibilità della coda non amputata, non può prescindere dal fatto che l’appendice integra sia posizionata in modo non visibile da fermo e nemmeno tanto in movimento. Ecco perché non deve arrotolarsi od essere portata troppo alta. Inevitabile, ovviamente, che la coda integra sia rialzata durante l’azione locomotoria, perciò, onde evitarne l’immagine fine, serve che il pelo sia abbondante anche lungo l’intero tratto coccigeo. La tipicità generale, tuttavia, non va sacrificata, ma neppure posposta, all’appendice caudale completamente presente.
MANTELLO
La disponibilità equa tra pelo esterno e sottopelo si confà della densità dell’assieme per ottenerne l’abbondanza. Quando il mantello è denso, sicuramente, abbonda di pelo esterno e di sottopelo.
PELO — Lungo, grosso ed ispido, ecco che il pelo esterno del Bobtail è talmente duro da diventare difficile raggiungere il sottopelo. La lunghezza è già di per sé capace di respingere gli agenti penetranti a cominciare da molto lontano dalla pelle. Grosso, poi, non si presta facile a cedere all’attacco dell’acqua e di altri materiali atmosferici, perché ha lo spessore per assorbire di più la pioggia e per raccogliere più polvere, sabbia o quant’altro è possibile. Non dritto, come pure non arricciato, bensì ispido, al punto che forma una lieve deviazione dal proprio asse, consente di far scivolare via meglio gli agenti atmosferici. Il pelo di copertura esterno, pertanto, è il primo strato predisposto a dimostrarsi impermeabile ed impenetrabile, se presenta tutte le anzidette caratteristiche. Lo si rileva sentendolo scricchiolare tra le dita, per cui non ci si può esimere dal toccarlo a mano nuda. A parte il pelo esterno, quale prima gabbia protettiva della pelle, il mantello funziona completamente se altrettanto equipaggiato dal sottopelo. Occorre, conseguentemente, che lo strato sottostante sia tale da porre l’ultimo freno impenetrabile. Serve, pertanto, una massa assai fitta e spessa, in modo che la pelle disponga di uno strato ben alto di sottopelo. Superata, d’altronde, la ruvidezza e le altre annesse caratteristiche del pelo superiore, ecco che il pelo inferiore lanoso non solo regola la temperatura corporea, stante il diretto contatto con la pelle, ma offre appunto pure un’ulteriore sistema di trattenuta degli agenti attaccanti. Il sottopelo lanuginoso, indubbiamente, inzuppa l’acqua ed ostacola la penetrazione del materiale ambientale, imbrigliandolo nella sua maglia acchiappante, fino a rallentarne, se non a fermarne, la direzione verso la pelle. La combinazione tra pelo esterno e sottopelo soddisfa la funzione protettiva per il grado di rusticità connesso ad una siffatta sistemazione. Il mantello si presenta di qualità se mantiene più alta la dose rustica dei componenti. La perdita della rusticità, purtroppo, è il sintomo più evidente della toelettatura, al punto che, se esagerata, le altre caratteristiche, comprese quelle anatomiche, subiscono un effetto controproducente, poiché influenza negativamente la tipicità complessiva, proprio per l’immagine deteriorata in prima causa dal mantello, vistone l’intervento fisionomico. Ragion per cui il procedimento della toelettatura non può intervenire sui pregi di qualità, tessitura e profusione, che restano i fattori rustici predominanti tra quelli in grado di conferire la tipicità, oltre alla funzionalità. I tre fattori summenzionati del resto lo standard li antepone alla semplice lunghezza. Questo impone la differenza tra il mantello abbondante e il pelo lungo. Presente in abbondanza prosegue la funzione perché dotato dei fattori rustici, altrimenti persi dalla lunghezza eccessiva, che possiede altra tessitura. L’intervento della toelettatura, pertanto, agisce solo sulle parti dove il mantello abbonda più che altrove. L’abbondanza, perciò, va risaltata sulla testa, sugli arti anteriori e sul terzo del totale corporeo partendo dal posteriore. Qui il pelo abbondante accentua il substrato anatomico, proprio dove conferisce la tipicità più evidente.
COLORE — Non è tanto il grigio, il brizzolato o il blu, ampiamente predominante nella superficie corporea del Bobtail in misura estensiva del doppio o ancor di più, a determinare l’effetto del mantello, piuttosto è il disegno conferito dalla combinazione di uno degli anzidetti colori con l’inevitabile presenza del bianco. Ciò che conta, infatti, è quanto incide la colorazione disposta in uno dei molteplici disegni combinati col bianco. Lo standard pone delle limitazioni che, per come concepite, sembrano (ma non lo sono) assunte soltanto a scopo estetico, poiché migliorano l’immagine. Le parti bianche al massimo si circoscrivono al terzo corporeo anteriore (fino al garrese, comprendendo la testa e gli arti toracici) ed al tratto distale degli arti posteriori (fino al garretto). L’importanza del bianco negli anzidetti punti, in primis, offre risalto volumetrico, per cui, soprattutto nella testa e negli arti anteriori, si rivela un valore aggiunto. Il bianco in tutto il terzo antistante, poi, accentua la differenza con il resto della parte colorata retrostante, in modo da evidenziare le fattezze della tipica costruzione del Bobtail. La presenza di cotanto bianco, cioè del massimo consentito dallo standard, tuttavia, in contraddizione alla differenza cromatica vistosamente emergente per l’effetto volumetrico cagionato all’anteriore, offre il senso di maggior equilibratura strutturale, altrimenti fin troppo avvantaggiata a favore del posteriore, già alquanto evidente per la fattezza, oltremodo ricoperta dal colore grigio, brizzolato o blu, ulteriormente attirante l’attenzione sul retro. Il bianco dal garretto in giù, invece, rimarca ulteriormente il disegno dell’angolatura degli arti pelvici, per cui ne guadagna la tipicità della figura totale persino nell’ultimo tratto (piedi posteriori). La possibilità che le parti destinate al bianco siano invase dal rimanente colore, pur diminuendone l’effetto volumetrico, trae giovamento dal presentare un aspetto più attraente, per cui, solo in questo caso, aumenta il fattore estetico. Il bianco sulla testa, comunque, non manca mai del tutto, al punto che l’invasione delle macchie colorate fa assumere una maschera dalle parecchie varianti. A seconda della macchiatura, se più o meno estesa, però, cambia il grado dell’intensità espressiva. L’effetto volumetrico ridotto, pertanto, è sottoposto al compromesso, altrettanto aggiuntivo di valore, dell’espressione intensificata, al punto che, diminuito un pregio ne aumenta un’altro. Resta sottinteso, tuttavia, che il tartufo, particolarmente evidenziato dalla sua grandezza e dal proprio pigmento nero, offre un notevole contributo all’espressione tipica se contornato dal bianco, poiché risalta molto di più rispetto ad avere attorno un’area non indenne dal resto del colore. Quale sia la migliore combinazione delle macchiature non trova alcuna conferma a favore dell’una, piuttosto di tutte le altre. Se presta maggiore tipicità un mantello con la testa completamente bianca, perciò dall’effetto più voluminoso, oppure quasi tutto invaso dal colore, che aumenta l’aspetto attraente, non è dato decifrarlo, tranne nei gusti personali per nulla zootecnici se non tecnicamente motivati. Diventa inteso, dunque, quanto qualsiasi colore del mantello corrispondente allo standard ufficiale è parimenti valutato, a meno che gli effetti del bianco o delle macchiature, prima elencati, diano quel valore aggiunto applicabile ad un Bobtail migliorato anche sotto questo aspetto.
MOVIMENTO
Il Bobtail, per la sua particolareggiata costruzione, procede con un caratteristico atteggiamento pressoché in ciascuna andatura e non soltanto in quella che lo contraddistingue (ambio). Tutte le altre andature, infatti, sono parimenti caratteristicamente influenzate dalla contraddistinta tipologia anatomica generante l’ambio. Non può essere altrimenti, visto che una siffatta struttura comporta un approccio locomotorio differenziato dalla maggioranza delle razze canine. Mentre le varie razze, tra le due andature principali del circuito animale, cioè non solo dei cani ma di tutti i mammiferi quadrupedi, si suddividono in quelle costruite sulla più efficiente predisposizione al galoppo, piuttosto del trotto, oppure viceversa, il Bobtail poggia su un’architettura anatomica determinante quell’andatura in ambio, appunto, che lo caratterizza ancora molto di più degli altri due modi di deambulare, però condizionante il moto di per sé stesso. Recepito che l’assieme delle caratteristiche strategiche del Bobtail partono dal presupposto di conformarlo “anomalo”, nel vasto panorama delle razze canine, ecco che non può prescindere dal favorire facilmente l’ambio secondo i propri pregi tipologici, viceversa, a loro volta, difettosi qualora fossero presenti nelle costruzioni predisposte al galoppo o al trotto. Quanto il Bobtail è predisposto all’ambio già da fermo lo rivela il processo anatomico cui è dipendente, poiché due delle sue più contraddistinte peculiarità tipiche già compartecipano ad indirizzarlo su un movimento del genere. L’assieme tra la linea superiore ascendente dal garrese alla groppa e l’asimmetria volumetrica del posteriore molto più grande dell’anteriore, magari con qualche altro differenziante particolare, seppur non altrettanto vistoso, induce il Bobtail a procedere in ambio, quando sollecitato dalle circostanze del caso. Procedendo ad andatura lenta, il Bobtail, appunto diversamente dalla maggioranza delle razze canine, invece del passo regolare, con maggior facilità acquista l’ambio. Lo esegue secondo una cadenza efficiente, come ciò non avviene in quei soggetti delle razze canine prive della costruzione tipica del Bobtail o similare, altresì se costretti a muoversi in ambio a causa di certi difetti che scombussolano il loro equilibrio strutturale, affaticando notevolmente l’animale (poiché è sottoposto ad uno sforzo inconsueto, che il fisico difettoso non può reggere) e, perfino, facendolo cadere durante i cambiamenti improvvisi della direzione di marcia, se codesta andatura si manifesta addirittura a velocità sostenuta. Quest’ultimo caso rivela inconfondibile la costruzione difettosa, giacché mai il Bobtail ambia velocizzando l’andatura. La cadenza praticata dal Bobtail durante l’ambio è quella sfasata (denominata “ambling”, poiché è l’ambio vero e proprio), dove i due arti dello stesso lato non si muovono all’unisono. Si tratta del particolare che caratterizza ancora di più l’ambio del Bobtail, rispetto alla cadenza unisona (denominata “pacing”, di cui non esiste altro termine traducibile, se non sempre quello stesso di “ambio”, rappresentandone una versione). La similitudine con l’orso è palese, in quanto è fondata sulla linea superiore del tronco ascendente e sul posteriore più grande dell’anteriore. Succede, quindi, che il procedere del Bobtail alle andature lente manifesta la fase dinoccolata dell’orso, con il tipico rollio del bacino a destra e a sinistra. Le caratteristiche strategiche per l’ambio, tuttavia, non impediscono un movimento al trotto efficiente, grazie al potente posteriore e al solido anteriore, che consentono una notevole copertura di terreno. Trattandosi dell’andatura odiernamente adottata, più dell’ambio, per valutare il Bobtail in esposizione, non si può prescindere dalla garanzia che un siffatto treno posteriore dia una spinta parecchio energica e che l’anteriore sia talmente solido da ricevere la gravosa potenza scaricata in avanti mediante la disposizione delle due caratteristiche strutturali concernenti l’ambio, atte a far sì che le forze gravitazionali convergano drasticamente verso gli arti toracici. Il Bobtail al trotto, dunque, si esprime abbastanza intensamente nel gioco meccanico di un posteriore piuttosto potente, per via della lunghezza dei raggi ossei, delle angolature ben marcate e della muscolatura fortemente sviluppata, nonché di un anteriore che raccoglie adeguatamente la spinta, fungendo da colonna in grado di sopportare uno sbalzo gravitazionale assai pesante.
COMPORTAMENTO
L’interesse è conservare le doti di temperamento estrapolate dall’antico cane da pastore inglese, che si prestano pure indispensabili al Bobtail contemporaneo. Il trasferimento del carattere dall’ambiente della pastorizia alle situazioni domestiche ed urbane anzitutto prevede l’assenza di un’aggressività immotivata. Con ciò il sistema nervoso è già ben equilibrato. Non si deve disperare, al contrario, se compare un accenno di timidezza, giacché fuori dall’ambiente abitudinario anche il Bobtail può manifestare una certa titubanza nei confronti dell’estraneo, se gli si avvicina con decisione o con maniere maldestre. Non è un cane specializzato nella difesa personale, per cui non si richiede che sia interessato a proteggere il padrone pure lontano da casa. Ben diverso, ovviamente, entro il proprio territorio, dove il Bobtail si fa sentire e, soprattutto, vedere. La leggendaria sostituzione del gregge con la famiglia umana che lo ha adottato fa sentire al Bobtail quanto il compito sia immutato. L’importante, però, in fin dei conti, è che al guinzaglio, specie in movimento, riesca ad esprimere tutte le proprie potenzialità caratteriali, dimostrate attraverso un’andatura vivace.
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